Ora che si sta concludendo la campagna elettorale, vale la pena fare alcune considerazioni sparse.
La prima è che, nonostante a gravità della situazione internazionale, la guerra rimane fuori dall’orizzonte dei partiti e liste di centro e di destra. La guerra non interessa, se non per sostenere l’idea di «un’Europa più forte».
Nel centro-sinistra, di guerra si parla solo per parlare di difesa. Tuttavia, la NATO, che dovrebbe avere funzione difensiva, ha una spesa militare pari a 10 volte quella russa e non si capisce davvero da cosa e chi dovrebbe difendersi. Negli ultimi anni, non ha fatto che allargarsi, aumentando la spesa militare oltre ogni comparazione, di fatto accerchiando la Russia. Nessuno spazio viene dato nei proclami del centro-sinistra all’idea di diminuire le tensioni internazionali, il potenziale aggressivo, il negoziato. Dal messaggio del centro-sinistra non sembra trasparire nessuna urgenza di fermare guerre e massacri, incluso quello di Gaza. Si parla, sì, di «cessate il fuoco» senza nessuna parola di condanna per Israele.
Gli spot elettorali del PD, in ogni caso, parlano generalmente d’altro, e la difesa è solo uno dei temi. Nessun atteggiamento critico viene espresso verso l’Unione Europea lanciata giù per una china bellicista. Il riarmo non viene criticato e persino la decisione di depennare le spese militari da quelle sottoposte ai vincoli del Patto di stabilità – ancora ancorato all’idea dell’austerity – non viene neppure menzionata. I candidati del PD pacifisti e apertamente contrari alla guerra e al riarmo sembrano fare campagna a sé, il che la dice lunga su quello che potrà essere il loro ruolo in Parlamento.
I 5 Stelle, che pure avevano votato per l’invio di armi all’Ucraina nel 2022, hanno apposto la parola pace al loro simbolo. Per quanto strumentale possa apparire, nei loro discorsi emerge una certa propensione a favore del negoziato e delle vie diplomatiche per risolvere i conflitti. Nei loro spot elettorali, però, non viene fatta menzione né all’allargamento della NATO e del suo potenziale bellico né alle politiche di riarmo della UE.
La lista dell’Alleanza tra Verdi e Sinistra Italiana (AVS) appare di segno più pacifista. Vi sono richiami critici tanto alla NATO che alle politiche belliciste della UE. Tuttavia, i suoi candidati di “punta” esprimono un profilo anti-bellicista generico. Tutta la campagna di AVS è comunque segnata da due aspetti: il primo è che non vi appare mai una netta presa di distanza dalle posizioni del PD, né di critica aperta; il secondo è che l’evidente contraddizione tra le posizioni “pacifiste” dei Verdi italiani e quelle belliciste dei Verdi tedeschi – che confluiranno in un unico gruppo parlamentare – viene semplicemente ignorata.
Va poi sottolineato un altro aspetto riguardo alla loro campagna. Avrete notato anche voi il bombardamento di spot di AVS: sui social, sugli autobus nelle città, nelle stazioni ferroviarie, la loro presenza è continua. Da dove hanno preso tanti finanziamenti per una campagna mediatica così intensiva? Forse che, com’è stato rivelato, l’ombra dei fondi di fonte americana è più di un’ombra?
La lista Pace Terra Dignità, come sottolinea oggi Carlo Rovelli sul Corriere, è l’unica che tiene aperta la speranza di tornare a parlare di cooperazione, di convivenza, anziché di conflitto e di confronto militare. Nessun altro lo fa con tanta chiarezza: «fuori la guerra dalla storia» è uno slogan, ma alla guerra non dobbiamo adattarci come qualcosa di inevitabile, perché non lo è.
Se ci tieni alla pace, se non credi che la guerra sia mai una soluzione, tanto meno oggi, non puoi votare Pd, 5 Stelle o AVS.
Vota #PaceTerraDignità. Anche Luciano Canfora e Tomaso Montanari la pensano così.
Una risposta a “Le campagne degli altri”
Gentilissimo Professore,
Le ho espresso la mia preferenza e anche la mia famiglia ha votato per Lei. Buona fortuna!
P.s.: nell’ultima riga di questo articolo datato 6 giugno potrebbe interessarLe correggere il nome del Prof. Tomaso Montanari nell’ultima riga